da 6 mesiprimi libri Quando, nel 1981, Helen Oxenbury pubblicò la serie cui appartiene questo cartonato, non si pensava che leggere ai bambini già a 5-6 mesi fosse utile, e nemmeno necessario. Eppure lei, in base anche alla propria esperienza, intuì che i bambini, fin da piccolissimi, sono attirati dalle figure e amano che le si indichi pronunciandone il nome. Ideò a tal fine libretti di poche pagine con gli oggetti e le azioni più famigliari, quelle che quotidianamente il piccolo esperisce. Utilizzò la formula classica dell’imagier, termine francese per definire le raccolte di figure destinate in genere ai bimbi sotto l’anno di età: nella pagina di sinistra è rappresentato un oggetto, in quella di destra compare il contesto o il gesto che ne esemplifica la funzione. Mi vesto propone i gesti dell’abbigliarsi, partendo dal pannolino, per giungere a salopette e cappello; l’adulto può indicare la figura, per esempio la scarpa, nominandola e descrivendola, per passare poi alla pagina di destra dove il protagonista le indossa entrambe. E così via. Il gioco dell’«indicare e nominare» è utilissimo per apprendere il linguaggio, in quello scambio comunicativo al quale il bimbo partecipa attivamente, a modo suo: indicando a sua volta con il dito ciò che vuole sapere, guardando con attenzione, aggiungendo vocalizzi di conferma. Perché è così che si impara a parlare, in un dialogo continuo, dove il grande considera il piccolo un interlocutore a tutti gli effetti. Il bambino comprende sia le parole sia l’amore che le ispira. E nel contempo apprende la lingua.